Scuola digitale in Svezia
Ha creato un notevole dibattito, in Svezia ed anche in Italia, la recente dichiarazione congiunta del ministro dell’Educazione svedese Lotte Edholm e del suo collega ministro dell’Integrazione Johan Pehrson a proposito dell’impiego di device elettronici nel sistema educativo, in particolare nella scuola dell’infanzia. La Svezia, infatti, è stato uno dei paesi che per prima ha introdotto la tecnologia nel percorso scolastico e negli ultimi anni, anche in Italia, è stata indicata come modello da seguire.
In una conferenza stampa risalente ai primi di ottobre, Pehrson ha dichiarato l’intenzione del governo conservatore a guida Kristersson di assegnare a Skolverket, l’Agenzia Nazionale per l’Educazione, il compito di rinnovare i piani didattici per la scuola dell’infanzia, rimuovendo l’obbligo di una formazione specifica nell’uso dei device elettronici ed un apprendimento indirizzato ad una formazione e consapevolezza digitale.
Nella conferenza stampa, Edholm ha dichiarato l’obiettivo di tornare “dallo schermo al foglio scritto” (link qui), sostenendo che “l’impiego di device elettronici causi un peggiore sviluppo delle competenze linguistiche, renda più complessi e lenti i meccanismi di apprendimento e sia causa diretta di problemi di concentrazione”. Edholm ha ribadito infatti che proprio quest’ultimo punto presenti i rischi più alti, in quanto, stando alle raccomandazioni che anche l’Organizzazione mondiale della Sanità ha condiviso, l’esposizione ad attività su device digitali potrebbe incidere sul vocabolario acquisito dei bambini, sulla capacità di concentrazione e sullo sviluppo delle capacità di contatto oculare con un soggetto interagente (link qui).
La decisione di indirizzo dei ministri segue la pubblicazione del piano di digitalizzazione proposto da Skolverket nel 2022, il quale è stato prima emendato e poi del tutto fermato da Edholm. Se il piano del 2022 di Skolverket implementava la didattica digitale, ora il ministro Edholm sembra voler percorrere la direzione opposta – ovvero, la de-digitalizzazione – nella scuola dell’infanzia. La proposta di Edholm e Pehrson sarà elaborata da Skolverket entro il 4 giugno del 2024; entro quella data l’Ente dovrà dunque produrre un nuovo piano didattico che rimuova l’obbligo di educazione digitale. L’attivazione del nuovo percorso pedagogico è dunque spostata ai prossimi anni scolastici.
Con tutti gli attori sociali in Svezia hanno appoggiato la presa di posizione: se il sindacato degli insegnanti Sveriges Lärare ha espresso un giudizio positivo sull’iniziativa dei ministri (link qui), tuttavia qualche perplessità è stata espressa da esperti e docenti proprio della scuola dell’infanzia. In un articolo di Tornbjörn Tenfält pubblicato sulla pagina web di Sveriges Lärare si leggono infatti di posizionamenti critici contro l’indirizzo di Pehrsson e Edholm (link qui). Come sostiene nell’articolo Linda Eriksson Både, insegnante di scuola dell’infanzia: «La tecnologia fa parte della società e per questo è importante che i bambini imparino ad utilizzarla nel modo corretto». La collega Ivarsson, citata nel testo, aggiunge che quanto sia fondamentale accostare all’apprendimento su strumenti fisici anche l’impiego del digitale, proprio per contrastare le soglie di attenzione registrate come in calo nella popolazione pre-scolare. In un approfondimento radiofonico pubblicato sulla radio di stato svedese, Emelie Patron, docente di pedagogia dell’Università Linneo (situata nella regione dello Småland, con sedi a Växjö e Kalmar) ha affermato che la riduzione delle ore di apprendimento e di familiarizzazione con le tecnologie e gli strumenti digitali spingerebbe i bambini in una dimensione non realistica della contemporaneità e impedirebbe loro anche la costruzione di una consapevolezza dei possibili impieghi dei device tecnologici: senza un uso anche a scuola, essi resterebbero solo strumenti di gioco e non anche di formazione (intervista disponibile qui).
Il ministro Edholm ha quindi voluto specificare che il governo non volesse vietare l’uso della didattica digitale nella scola dell’infanzia, ma che, semmai, sta discutendo la rimozione dell’obbligo di utilizzo. Edholm ha infatti dichiarato in una articolo pubblicato su Dagens Nyheter lo scorso 25 ottobre che gli strumenti digitali potranno essere utilizzati dagli insegnanti volontariamente e in linea con la loro progettazione didattica e secondo un piano pedagogico chiaro e stabilito a priori dal professionista dell’educazione (link qui).
In Italia la polemica è arrivata subito dopo, pur con alcune significative omissioni, distorsioni e manipolazioni dei contenuti. Se un articolo de Il Post presenta in modo coerente le tappe del dibattito svedese sul ritorno a progetti educativi maggiormente basati su strumenti tradizionali (link qui), molte altre voci – per esempio, Avvenire (qui), ma anche Associated Press (qui) – espongono la decisione di Edholm e Pehrson come già applicata e attiva all’interno delle scuole, laddove, invece, come si è scritto, decisioni definitive giungeranno probabilmente solo alla fine di questo anno scolastico.
Il dibattito è in ogni caso assai vivo, per quanto limitato alle scuole dell’infanzia. L’impiego nelle scuole secondarie non viene messo in discussione e, in Italia come in Svezia, appare un elemento fondamentale delle strategie pedagogiche del futuro.