La Storia della Svezia come programma televisivo
Il 5 novembre del 2023 la televisione pubblica svedese SVT ha messo in onda il primo episodio di dieci di una serie dal titolo definitivo, Historien om Sverige, “La storia della Svezia”. Il progetto si dispone su due stagioni, per un totale di dieci ore di programmazione. È stato realizzato con la collaborazione di duecento tra storici, archeologi, antropologi, e si presenta nella forma ibrida di un documentario drammatico (link di presentazione della serie qui; episodi disponibili per lo streaming a questo link), ovvero di una progressione di scene ricostruite e di sequenze diegetiche introdotte da esperti di profonda esperienza scientifica, connesse tra loro dalle didascalie presentate dall’attore Simon J. Berger. Gli interventi di questi si realizzano peraltro in contrasto con l’illusione della messinscena: Berger, infatti, compare sulle scene dei campi di battaglia, nei momenti di tensione e spesso converge su di lui la macchina da presa per mitigare il livello di violenza della messinscena di passaggi di guerra o particolarmente drammatici.
I primi episodi si sono concentrati sulle vicende della preistoria svedese (14.500 – 3700 a.e.v.), l’Età del Bronzo (1700 a.e.v. – 500 e.v.), l’epoca dei Vichinghi (500 – 1000 e.v.) e proseguirà fino all’ultimo segmento, che tratterà la successione degli eventi dal 1921 alla contemporaneità.
La partecipazione di esperti ed accademici certamente contribuisce alla percezione di una sorta di documento definitivo sulla storia del paese, un’operazione ultimativa che d’altra parte appare chiarita nelle sue intenzioni dallo stesso titolo (“La storia della Svezia”); la serie, del resto, è una risposta di SVT ad un progetto realizzato nel 2010-11 da un’emittente concorrente (TV4) con il supporto del Museo di Storia di Stoccolma (qui il link al sito istituzionale) e del gruppo editoriale Norstedts, il più importante del paese.
Historien om Sverige si segnala certamente per spunti e prospettive inedite sulla storia del paese. Nel primo episodio, per esempio, sottolinea che i primi residenti stabili dell’area, nel lembo meridionale della penisola scandinava, non avessero un aspetto che oggi definiremmo tipicamente nordico, ma che, al contrario, avessero lineamenti diversi, carnagione scura ed occhi chiari. Né il gruppo di successiva immigrazione, stabilitosi nel nord dell’attuale carta politica svedese, aveva caratteristiche radicalmente difformi (occhi e capelli scuri). Soltanto con le prime migrazioni dal nord del territorio continentale (l’attuale Germania) si diffuse in Scandinavia un ceppo etnico caratterizzato da occhi e capelli chiari.
Notevole è anche la sorpresa nell’apprendere come l’Età del Bronzo nell’area fosse stata segnata da lunghi periodi di pace e convivenza tra gruppi diversi, dal primo e significativo sviluppo del commercio e da una certa prevalenza al potere delle donne, come risultato dalle attestazioni archeologiche che associano a posizioni di prestigio e responsabilità figure di donne di alto lignaggio. Il capitolo sui Vichinghi mette del resto in luce come la stagione delle esplorazioni e predazioni sia precedente alla data del 793, convenzionalmente stabilita come punto di partenza dell’epopea vichinga al di fuori della Scandinavia; in quell’anno si registra infatti il saccheggio dell’abbazia di Lindisfarne, nell’attuale contea del Nothumberland, nel nord-est del contemporaneo Regno Unito. La tesi di Historien om Sverige è che le operazioni di saccheggio – tra cui quella di Lindisfarne – fossero realizzate da contadini scandinavi partiti alla ventura in mare e in cerca di bottini molto prima della data convenzionale. Più recenti studi, che hanno impiegato anche strumenti di riconoscimento di DNA, retrodatano la costruzione delle prime flottiglie di drakkar e anticipano i primi viaggi dei vichinghi di almeno un centinaio di anni. In particolare, la serie opera un collegamento tra l’iniziativa vichinga e le conseguenze delle eruzioni vulcaniche che nel 537 diffusero nell’emisfero settentrionale ceneri e polveri che contribuirono all’abbassamento delle temperature e causarono “anomalie climatiche” (più notizie qui), le quali, sul territorio svedese, causarono la scomparsa, per fame o freddo, di metà della popolazione.
La serie ha tuttavia ricevuto critiche non del tutto positive. Fredrik Persson-Lahusen in un articolo uscito su Aftonbladet all’indomani del primo episodio (qui disponibile), segnala infatti l’assenza di informazioni innovative (una posizione quanto meno discutibile) e una certa opacità narrativa: Berger, si cita nell’articolo, nel ruolo del cicerone attraverso i secoli di storia svedese, accenna nel prologo drammatico alle “forze che hanno creato il nostro paese”; tuttavia, non viene mai chiarito quali esse siano e in che modo abbiano operato, nota Persson-Lahusen.
Critiche sono anche giunte dall’archeologo Nils Harnesk, il quale ha invece sostenuto che la ricostruzione di Historien om Sverige sia penalizzante per la regione del Norrbotten, le cui popolazioni, a suo giudizio, avrebbe avuto un ruolo assai più rilevante nella costituzione di una prima identità nazionale; tale ruolo nella serie appare invece assai sminuito (articolo qui). Dubbi sono stati sollevati anche dalla critica di Expressen Valerie Kyeyune Backström (qui), la quale sottolinea invece un certo gusto estetizzante nelle riprese e nello stile (abbondanza di riprese dall’alto, scelta di scenari naturali sempre affascinanti, costante ed accattivante sorriso del conduttore Berger) e pare dubbiosa della veridicità storica delle danze rituali attorno al fuoco dell’Età del Bronzo che, a suo parere, vengono qui stilizzate come fossero rave.
Jonna Sima in un articolo ancora su Aftonbladet (qui) allude invece al contenuto più politico della serie: sostenere che i primi residenti non fossero riconoscibili in uno stereotipo etnico nordico a parere della critica mostra la preoccupazione di SVT di uno slittamento culturale verso posizioni nazionaliste e sovraniste; affermare l’idea di un’origine eterogenea della popolazione svedese in qualche modo andrebbe incontro ad una posizione più aperta nei confronti di una società multiculturale attuale e ribadirebbe una collocazione strategico-politica liberale e in opposizione al dogma nazionalista che al contrario immagina un’identità etnica originaria perduta a causa dell’immigrazione e da ristabilire con una legislazione che limiti l’arrivo in Svezia di lavoratori stranieri. I vertici dei Democratici Svedesi hanno da tempo criticato l’impostazione editoriale di SVT, esigendo un maggiore controllo sui contenuti di alcuni programmi: Hanno d’altra parte sostenuto pubblicamente che la televisione nazionale propali “sciocchezze da sinistra liberale”.
In attesa degli episodi più vicini nel tempo alla contemporaneità, il dibattito sulla serie resta tuttavia assai vivo.