I roghi del Corano, il braccio di ferro con la Turchia, l’alleanza con la Finlandia
Gli ostacoli che la Svezia dovrà superare per essere ammessa nella Nato, spiegati brevemente

In Svezia, il politico di estrema destra dano-svedese Rasmus Paludan è considerato un personaggio abbastanza controverso. Noto per le sue posizioni nettamente contrarie alle politiche svedesi e danesi in materia di immigrazione, Paludan, fondatore del partito politico Stram Kurs (“Linea Dura”), si è reso protagonista di numerose manifestazioni pubbliche caratterizzate dal rogo di numerose copie del Corano, il libro sacro dell’Islam.
Il 21 gennaio scorso, Paludan ha organizzato una manifestazione a Stoccolma nei pressi dell’ambasciata Turca in Svezia nella quale, ancora una volta, si è consumato un rogo del Corano. La reazione turca non è tardata ad arrivare: il ministro degli esteri turco Cavusoglu ha richiesto che la manifestazione fosse bloccata e l’ambasciatore svedese Staffan Herrström è stato conseguentemente convocato. In più, il ministro degli esteri Pål Jonson ha cancellato un viaggio diretto proprio verso la capitale turca, Ankara, che si sarebbe dovuto organizzare per le giornate seguenti.
La manifestazione di Paludan è avvenuta in un momento molto delicato per la politica estera svedese. Infatti, i rapporti tra la Svezia e la Turchia sono storicamente molto delicati, e il protrarsi della guerra in Ucraina ha certamente contribuito ad acuire le differenze tra i due stati. Infatti, già nel 2022, l’ex ministro degli esteri socialdemocratico Ann Linde aveva incontrato la netta resistenza turca rispetto alla richiesta svedese -e finlandese- di entrare a far parte della Nato. I motivi del veto turco possono essere riassunti in un solo punto cruciale: l’estradizione di alcuni oppositori curdi del governo di Ankara, il quale sostiene che facciano parte del PKK, il Partito dei Lavoratori Curdi, che l’Unione Europea (Svezia inclusa) identifica come organizzazione terroristica (qui il link a una interessante analisi -in inglese- su questo braccio di ferro turco-svedese). A questa motivazione si è dunque aggiunto il problema del roghi del Corano: il primo febbraio, Erdogan ha affermato che non permetterà mai che la Svezia venga ammessa nella Nato finché i roghi saranno permessi.
L’affermazione del Presidente turco ha generato un grande dibattito in Svezia riguardo alla tutela della libertà di parola e in generale riguardo alla sicurezza nazionale. L’ex primo ministro, il moderato Carl Bildt, ha criticato la polizia di Stoccolma per aver permesso il rogo del Corano senza considerare i rischi che ciò avrebbe comportato per la sicurezza nazionale e i rapporti con i paesi musulmani; conseguentemente, la polizia della capitale svedese, in collaborazione con la Polizia di Sicurezza (Säkerhetspolisen, detta anche Säpo) ha prima negato il permesso per un ulteriore rogo del Corano il 9 febbraio, per poi vietarlo per legge il 16. Dal canto suo, il giornalista Nils Funcke ha affermato in più di un’occasione che la decisione della Säpo è una minaccia contro il diritto alla libertà di espressione, come riportano SVT Nyheter e Göteborgs-Posten.
Il rinnovato veto turco contro la richiesta svedese di ammissione alla Nato ha rischiato di causare delle crepe nei rapporti con un alleato importante: la Finlandia. Il 14 febbraio, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha affermato, in un’intervista all’indomani di un incontro dei ministri della difesa della Nato a Bruxelles, che l’obiettivo importante è che sia Svezia che Finlandia diventino membri dell’Alleanza Atlantica; tuttavia, secondo Stoltenberg, non è necessario che entrambi gli stati lo facciano contemporaneamente. A questo proposito, il quotidiano finlandese (in lingua svedese) Svenska Yle ha riportato, il 18 febbraio, che la Turchia ha effettivamente ammesso che la Finlandia soddisfa tutte le condizioni necessarie per l’ammissione nella Nato. La notizia è stata seguita a stretto giro dalle dichiarazioni dell’attuale primo ministro svedese Ulf Kristersson, il quale ha lanciato un chiaro avvertimento: se Svezia e Finlandia dovessero seguire due percorsi di adesione alla Nato diversi, la stretta collaborazione militare tra i due paesi diventerebbe “molto complicata.”